mercoledì 6 luglio 2011

La tua libertà comincia dove finisce la mia


Non era proprio questa la frase di Martin Luther King. Eppure per molti si adatta molto di più all'oggi della partecipazione alla società che non l'originale La mia libertà finisce dove comincia la tua.

Differenza sottile. Eppure in val di Susa (senza dimenticare Genova e neppure Scanziano, e le discariche napoletane) una volta ancora si dimostra che non è nel DNA del convivere "civile" la capacità di protesta democratica.
Con tutti i mezzi a mia disposizione combatto (e devo combattere) ciò che disapprovo delle scelte della comunità a cui appartengo, fino a quando la mia posizione non prevarica quella dell'altro; la protesta in un paese democratico (e per sgombrare il campo alle battute, il discorso non vale solo per l'Italia) non può trascendere il limite della pressione verso il potere, quel potere costituito a prendere quella decisione. Piaccia o non piaccia, è la regola della democrazia.
Ciò che più mi disgusta non è la violenza di pochi (i facinorosi ci sono sempre stati e temo sempre ci saranno), ma il non dissociarsi dei molti, che pure sbandierano democrazia e società civile dandone una interpretazione del tutto personale, sullo stile di Luigi XIV: lo stato sono io.
Molti ma non tutti: la protesta civile c'è, ma messa in ombra e resa inutile dagli eccessi, che fanno, han sempre fatto e faranno il gioco degli altri.