mercoledì 6 gennaio 2010

Nucleare si, nucleare no


Nel 1987 (purtroppo) avevo già l'età per votare (quella della ragione è tuttora oggetto di discussione) e mi sono espresso pro nucleare. 


Riassumo le ragioni:

  • Vietare il nucleare in Italia – isolati in Europa - era senza senso: non avrebbe fermato le centrali ed i rischi connessi ma avrebbe solo penalizzato l'industria italiana e contribuito alla nostra petrolio-dipendenza.
  • Vietare il nucleare in Italia ma non privarsi di parte dell'energia elettrica (quella necessari, non sto parlando degli allora sconosciuti condizionatori per abitazioni private) è troppo comodo. Questo come privati cittadini chiamati ad esprimersi e moralmente tenuti ad approfondire le conseguenze di scelta. Ma non ho poi visto case senza illuminazione, forno, frigorifero, lavatrice, lavapiatti, HiFi e TV.
  • Demonizzare il rischio invece che misurarlo e contenerlo mi sembra una operazione da grillo parlante. Senza rischio non si vive e dietro all'incidente c'è sempre la sua sottovalutazione e la sopravvalutazione dell'onnipotenza della tecnica quando non l interesse pecuniario. Ricordate BENE Chernobyl o Three Miles Island, ma anche il Vajont, fino ad arrivare alla casa dello studente dell'Aquila?
  • Il carbone, che era l'alternativa per la non dipendenza dal petrolio, con il suo carico inquinante sarebbe stato come tagliarsi una mano perché fa male un dito.
Alcune sono ragioni di allora, oggi rovesciate. La nostra industria è fuori, e il comparto del nucleare è maturo quando non obsoleta; facendo le centrali compreremmo solo tecnologia dall'estero. Investendoci faremmo lo stesso errore dell'acciaio, pronti tra anni a costruire vecchiume. Non sarebbe meglio indirizzare gli investimenti alle nascenti alternative?
E sopratutto: non ci saremo già dimenticati i disordini in Basilicata quando si è deciso il sito di stoccaggio per i nostri scarti radioattivi provenienti dalla sanità e dalla ricerca, poca roba e a bassa radioattività, quindi? Marce – politici in cerca di voti in testa – blocchi stradali, occupazione di strutture e suolo pubblico, ignominiosa resa dello stato? 

Dove sono i residui radioattivi ora, se non in giro per la nazione a rappresentare una miriade di potenziali rischi di contaminazione? E bravo il governo a “raccogliere le istanze della popolazione”!
Il problema delle scorie da centrali attive è ben più serio di questo, e crea grattacapi a nazioni molto meno abitate, molto meno meno sismiche e molto meno populiste di noi. Pensare a dove saranno queste scorie tra trenta o quarant'anni mi terrorizzerebbe, ma avendo votato nel 1987 è un problema che toccherà i miei figli e i loro figli, ed a loro mi rivolgo con l'invito a pensare "prima" al "dopo".

Invece di tacciare gli ambientalisti di utopia, ed usare i bassi rendimenti presenti (od ormai passati) del solare ed eolico, perché non ricordare che il primo impianto eolico sperimentale europeo è stato fatto in Sardegna? Ma oggi è la Spagna ad essere costellata di pale, la Germania ad essere leader della produzione di impianti eolici oltreché solari, e ovunque è stata incentivata (per tempo) la auto-produzione di energia i privati han fatto la loro parte (fate un giro in Alto Adige, se non volete andare all'estero). Perché non ricordare che le potenzialità di risparmio sono infinitamente maggiori del deficit nazionale? Che solo normative Europee ci spingono (fortunatamente) ad abolire stand-by dei televisori e lampadine che fan calore anziché luce? Che non sopportiamo più i 5 – 10 giorni di canicola annuale e quindi condizioniamo casa per quattro mesi, giorno e notte?

La amministrazione del mio comune mi somministra un diesel marino che brucia olio di palme, coltivato con danno ambientale (e sfruttamento della popolazione) agli antipodi ed immissione di polvere sottile (non mi interessa quanta, è aggiuntiva) in un ambiente abbondantemente compromesso (la peggior aria della peggior provincia della peggior regione italiana); per di più me lo spaccia (complice la legge dello stato, che pure li finanzia) per energia rinnovabile; ed è questa è la categoria politica che deve decidere nucleare si, nucleare no: PAURA!

E' per me difficile dare un giudizio ora sulla necessità di una soluzione ponte col nucleare, in Italia; sicuramente sponderei qualunque soluzione alternativa che non sia più dannosa o rischiosa. Ad esempio non il carbone, che fin quando non saranno risolti economicamente i problemi di precipitazione delle emissioni per privarli di polvere, fa ben più danni.

Una cosa dovrebbe essere tenuta sempre ben evidente (e non lo è perchè tutti sono d'accordo ma adesso non è il momento di parlarne, perchè prima l'urgente e poi l'importante, perchè ci pensiamo dopo...) è che questa sarebbe una soluzione ponte. Ponte verso cosa?
Un famoso economista disse che solo uno stupido o un economista possono credere che un sistema possa crescere indefinitamente per sempre. E questa impossibilità è una sfida che la civiltà si trova ad affrontare per la prima volta nella storia.
Va messa in discussione la necessità per una economia di crescere per non crollare. Va ridotto un livello o meglio uno stile di vita che non è sostenibile per tutti gli abitanti del pianeta; e se fosse vero che la tecnica può migliorarne l'efficienza abbastanza da renderlo sostenibile, allora prima raggiungiamo l'efficienza e poi innalziamo i consumi; non viceversa, in un deficit infinito che non sappiamo se e quando saremo in grado di colmare. Questa è la responsabilità di questa generazione che sta per passare alla storia come quella degli stolti. Responsabilità che pesa maggiormente, ma non solo, su chi si è proposto ed è stato scelto per governare la cosa pubblica: è un problema di tutti.



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